E' difficilissimo sintetizzare quello che ho vissuto lì. L'impressione iniziale è stata quasi di sollievo, perchè tutto sommato il centro della città assomiglia a un qualsiasi centro mitteleuropeo, tanti ragazzi sono vestiti come noi, per le strade sfrecciano auto costose e quasi niente parla di povertà e dittatura. Ma a un'occhiata più attenta le differenze ci sono, eccome: basta svoltare in una stradina laterale, allontanarsi anche di poco dalla via principale ed ecco che si balza all'indietro nel tempo, e ci si scontra con una realtà quasi inimmaginabile. Nei paesini poi il contrasto con la "nostra" abitudine è ancora più stridente. Casette di legno, stradine sterrate, carretti trainati da cavallini, sembra di trovarsi in un romanzo di Dostoevskij, non fosse per gli inquietanti cartelli gialli e rossi che segnalano le zone contaminate da radiazioni, e per i camion che compaiono ogni tanto.
L'emozione più grande però, è quella che regalano i bambini che visitiamo. Lo stupore e la gioia con cui assistono ai giochi dei clown è la maggiore soddisfazione che ci potessimo aspettare, soddisfazione anche un po' egoista, perchè ci fa sentire un po' importanti, un po' più fieri di noi di quanto fossimo prima. Almeno, per me è stato così.
Ed è anche per questo che è difficile tornare a casa: una volta tornata alla mia vita di tutti i giorni mi assale una profonda tristezza. Rifletto su quello che ho qui e su quello che ho avuto lì. Tante cose mi sembrano inutili, superflue, persino fastidiose, quasi offensive nei confronti della povertà che ho visto. Mi mancano gli sguardi di gioia e gratitudine, le attenzioni e l'affetto della famiglia della mia bambina (la bambina che ho ospitato a dicembre e che tornerà ad agosto), mi manca la sensazione di stare facendo finalmente qualcosa di utile (per quanto limitato) per il mio prossimo. Ma la tristezza e il senso di colpa (penso sia quasi inevitabile sentirsi in colpa per l'abbondanza in cui viviamo, una volta che si è assistito alla miseria) sono attività sterili: di certo le mie lacrime non cancelleranno le ingiustizie del mondo. Però posso portare sempre nella mia mente quelle persone, le loro casette, i loro carrettini, e continuare a impegnarmi perchè non vengano dimenticati e l'ingiustizia venga, poco a poco, risanata. Per quanto possa sembrare in'esagerazione, questo viaggio ha veramente cambiato la mia vita, perchè ha cambiato il mio modo di rapportarmi con essa. Sono grata per aver avuto questa occasione, e non vedo l'ora di partire per il viaggio umanitario del prossimo anno!
(Irene)
2 commenti:
Sono felice che l'esperienza sia stata positiva, e mi allieta il fatto che, le sensazioni che hai descritto siano le stesse che ho provato anch'io: il viaggio umanitario mi ha cambiato profondamente, in meglio, facendomi attribuire il giusto valore a ciò che viviamo ogni giorno.
Hai ragione nel dire che è difficile sintetizzare quanto hai visto e vissuto. Il prossimo anno lo vivremo con una marcia in più!
(Roberto)
Le emozioni che si provano in questo viaggio non si possono spiegare....bisogna solo viverle!Il pensiero e la voglia di aiutare a rendere migliore la vita di quei bimbi da quando ho partecipato al viaggio umanitario mi accompagnano ogni giorno...i loro sguardi,i loro sorrisi ma purtroppo anche la loro tristezza sono sempre nel mio cuore!!!
Doriana
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